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(2 edits) (+1)

Grazie del commento. 
• La perplessità sul flusso di gioco credo sia la stessa che può venire la prima volta che leggi FIASCO: è tutto talmente semplice che non ci puoi credere e ti viene da domandarti: "e il gioco dov'è??" (Soprattutto se lo confronti a Kaiser1451/Trincea1917, dove ho ritualizzato ogni singola parola che puoi dire e anche se puoi alzarti dal tavolo o no).
• La mappa non ha una sola natura forte  (come game-design) ma ha due nature deboli: ovvero fungere da orologio e, contemporaneamente, fornire spunti narrativi.
• Riguardo ai ruoli mi permetto di correggerti poiché non ruotano. Per renderlo più party game (sai te che bella festa) ho deciso di tenerli fissi, che è una meccanica più entry-level.

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Chiosa sul teatro dell'assurdo: quando Cervantes scrisse il Don Chisciotte, era ancora lontano a venire. Ma il nostro Cavaliere errante inizia ad avere percezione si sé nel secondo libro e la fiction si trasforma intorno a lui per assecondare quella follia che è solo recitata. Roba che ha anticipato di secoli Pirandello, Ionesco e Beckett.

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Ah ! I ruoli non ruotano!
Avevo inteso di sì, ma rileggendo bene in effetti è solo la persona che imposta la scena a cambiare, mantenendo il suo ruolo.

Sì, il teatro dell'assurdo credo nasca con Tingletangle di Valentin, e siamo comunque già nel ventesimo secolo. Infatti non parlavo dell'opera di riferimento, ma di quello che il gioco crea: un'esperienza che io vedo come un insieme di situazioni tipiche dell'immaginario dell'assurdo.