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La lettura dell’isola mi ha affascinato molto.

Dal punto di vista stilistico ho apprezzato sia la descrizione dei luoghi (in particolare della Magione Sotterranea) che la descrizione del dipanarsi degli eventi da cui emergono chiari i sentimenti dei personaggi (dall’urgenza del re, alla paura delle sacerdotessa di Era – paura di Hermes, più che di Era -, la rabbia e l’angoscia della popolazione per i furti e le frane).

La struttura narrativa è molto interessante perché porta gli eroi pian piano a dover svelare un mistero complesso e “denso”.

Bellissima la scena dell’approdo, sia per originalità che per impatto: pone subito gli eroi di fronte a quel senso di drammaticità che li accompagnerà in tutta l’isola. Ho apprezzato particolarmente anche il fatto che il Capitano Atarse compia il volere del Re, seppur questo lo faccia soffrire (il problema dovere/moralità) ed mi hanno affascinato le figure dei due gemelli, i Diplasimi (bello che possano diventare membri dell’equipaggio, come ricompensa speciale).

Ben si notano gli elementi classici nello scorrere della storia, preponderante su tutti la povertà della condizione umana di fronte agli dei, gli uomini pagano con la loro paura, la loro rabbia e il loro sangue per i capricci amorosi e le vendette personalità degli dei che dovrebbero proteggerli.

L’unico cambiamento personale che potrei pensare di introdurre riguarda la figura di Aspasia, il centro della vicenda (almeno tra le fila dei mortali), nonché origine di tutto lo scompiglio. Avrei cercato di darle più risalto, di dare più spazio a lei non solo in quanto donna bellissima ma in quanto madre di progenie semidivina, magari sacrificando la parte della profezia di Era e della sua interpretazione da parte del Re e chiarendo già il problema nell’Approdo (cerchiamo la Sacerdotessa che ha offeso Era).

Si tratta in ogni caso di un lavoro veramente ben fatto, ricco di descrizioni suggestive, di colpi di scena inaspettati e di sfide avvincenti. In sintesi: mi piacerebbe giocare e far giocare quest’isola!

(+1)

Ciao! Intanto, grazie mille per il commento!

Da persona un po' ossessionata con il rendere personaggi femminili credibili e a tutto tondo, immaginavo che diverse persone avrebbero notato la piattezza e la non centralità del personaggio di Aspasia ma ho deciso di lasciare comunque che rimanesse un personaggio marginale e non particolarmente definito perché volevo che il focus fosse, appunto, su quanto gli uomini sino poca cosa quando sono in balia degli dèi.

Siccome mi interessava rendere molto ambigua la personalità di Ermes (che è un dio molto amato perché particolarmente "sbarazzino e irrispettoso degli altri dèi" ma che la gente spesso dimentica essere a sua volta un dio capriccioso e non di certo dalla parte degli umani), ci tenevo che la figura di Aspasia fosse abbastanza piatta da rendere plausibile la possibilità che Ermes la stesse a sua volta usando e temevo che rendendola una figura troppo carismatica e magnetica, a livello di gioco, la risposta ai misteri diventasse meno interessante (o che in tutte le isole prevalesse l'interpretazione secondo cui Ermes era davvero invaghito della sacerdotessa).  

Inoltre, mi piaceva l'idea di rappresentare anche una donna non straordinaria (nelle due isole che ho scritto come esempio per la jam, Eutanea e Aiscune, le donne sono molto centrali e sono sempre donne eccezionali o straordinarie). In un'isola in cui ciò che non è divino vale poco e viene usato come pedina mi sembrava coerente non riservare alla donna al centro della vicenda un trattamento di favore ma invece di renderla l'esempio più lampante e vistoso di impotenza. 

Al netto di tutto questo, posso capire comunque perché questa scelta possa far storcere il naso e ti ringrazio moltissimo per avermi dato la tua opinione a riguardo, spero però di aver chiarito la ragione della scelta :)

Sei stata chiarissima!
"In un'isola in cui ciò che non è divino vale poco e viene usato come pedina mi sembrava coerente non riservare alla donna al centro della vicenda un trattamento di favore ma invece di renderla l'esempio più lampante e vistoso di impotenza.
Riconosco questa come la chiave di lettura giusta per interpretare la scelta fatta nella costruzione dell'impianto narrativo e riconosco che sia estremamente coerente con il tutto.

A me già il tuo lavoro è piaciuto molto, capire le ragioni che ti hanno portato ad introdurre l'unico elemento non convincente per me in prima lettura me lo fa apprezzare solo di più.

Grazie per la risposta:)