La lettura dell’isola mi ha affascinato molto.
Dal punto di vista stilistico ho apprezzato sia la descrizione dei luoghi (in particolare della Magione Sotterranea) che la descrizione del dipanarsi degli eventi da cui emergono chiari i sentimenti dei personaggi (dall’urgenza del re, alla paura delle sacerdotessa di Era – paura di Hermes, più che di Era -, la rabbia e l’angoscia della popolazione per i furti e le frane).
La struttura narrativa è molto interessante perché porta gli eroi pian piano a dover svelare un mistero complesso e “denso”.
Bellissima la scena dell’approdo, sia per originalità che per impatto: pone subito gli eroi di fronte a quel senso di drammaticità che li accompagnerà in tutta l’isola. Ho apprezzato particolarmente anche il fatto che il Capitano Atarse compia il volere del Re, seppur questo lo faccia soffrire (il problema dovere/moralità) ed mi hanno affascinato le figure dei due gemelli, i Diplasimi (bello che possano diventare membri dell’equipaggio, come ricompensa speciale).
Ben si notano gli elementi classici nello scorrere della storia, preponderante su tutti la povertà della condizione umana di fronte agli dei, gli uomini pagano con la loro paura, la loro rabbia e il loro sangue per i capricci amorosi e le vendette personalità degli dei che dovrebbero proteggerli.
L’unico cambiamento personale che potrei pensare di introdurre riguarda la figura di Aspasia, il centro della vicenda (almeno tra le fila dei mortali), nonché origine di tutto lo scompiglio. Avrei cercato di darle più risalto, di dare più spazio a lei non solo in quanto donna bellissima ma in quanto madre di progenie semidivina, magari sacrificando la parte della profezia di Era e della sua interpretazione da parte del Re e chiarendo già il problema nell’Approdo (cerchiamo la Sacerdotessa che ha offeso Era).
Si tratta in ogni caso di un lavoro veramente ben fatto, ricco di descrizioni suggestive, di colpi di scena inaspettati e di sfide avvincenti. In sintesi: mi piacerebbe giocare e far giocare quest’isola!